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Un atto di giustizia che riapre un nuovo contenzioso
tra Roma e Berlino

ROMA:  La Cassazione a Sezioni Unite rende giustizia agli italiani (militari e civili) deportati e internati dai nazisti dopo l’8 settembre 1943, ritenendo “l’assoggettamento di quegli uomini al lavoro forzato” un crimine contro l’umanità.

Sono pienamente legittime le cause intentate dai cosiddetti “schiavi di Hitler” nei confronti della Repubblica Federale tedesca per ottenere il risarcimento delle sofferenze patite nei campi di concentramento o nell”industria bellica del Terzo Reich. Un atto di giustizia non comodo per il governo tedesco che rischia di riaprire un nuovo contenzioso tra Roma e Berlino.

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La Suprema Corte ha bloccato il veto che la Germania ha più volte proposto contro le cause portate avanti da ex deportati italiani, stabilendo che è pienamente legittimo chiedere il risarcimento alla Repubblica Federale tedesca per le sofferenze patite.

La Germania e la Daimlerchrysler già Daimler-Benz, dopo aver chiamato in causa la Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana, in forza dell’articolo 77 comma 4 del Trattato di pace del 10 febbraio 1947, con cui l’Italia avrebbe rinunciato, anche a nome dei suoi cittadini, a qualsiasi domanda contro la Germania, aveva ottenuto la sospensione della causa avanti al tribunale di Torino per una nuova pronuncia a Sezioni Unite della Corte di cassazione sulla giurisdizione, procrastinando terribilmente i tempi per gli ottuagenari ex “schiavi di Hitler”.

La Corte già nel 2004, con sentenza n.5044/04 depositata l’11/03/2004, aveva ritenuto “il lavoro coatto un crimine contro l’umanità per cui vi è una giurisdizione universale che supera l’immunità diplomatica degli Stati” dichiarando la giurisdizione del Giudice italiano contro la Repubblica Federale di Germania.

La Cassazione ora ha raccolto anche l’attesa degli ex-deportati che avevano intentato una causa contro lo Stato italiano. Una causa pilota proposta da un Comitato di ex deportati della Val Susa ed assistito dall’Avv. Luca Procacci.

Il Comitato piemontese ha fatto parte del “Coordinamento tra associazioni storiche, sindacati e patronati per il risarcimento delle vittime italiane del nazismo”, promosso dall’ANRP che, nel 2001, ha trattato le modalità d’indennizzo con l’OIM – Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ovvero l’organo delegato dalla Fondazione Tedesca “Memoria, Responsabilità e Futuro” che a sorpresa, alla scadenza dei termini per la presentazione delle domande, con argomentazioni discutibili, ha negato ogni indennizzo ai deportati e internati italiani.

Il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, ha dichiarato che le sentenze della Cassazione sono già pervenute al Governo. Nessuna resa: “decideremo quali passi avviare”.

E’ necessario precisare che alla luce delle prime notizie, si ritiene che non sarà possibile promuovere una vertenza collettiva nei confronti della Repubblica Federale tedesca, anche in ragione della citata sentenza n. 5044 che, aveva stabilito il principio per cui tutti i nostri connazionalideportati in Germania ed utilizzati nei campi di lavoro coatto hanno legittimazione attiva individuale per citare innanzi i tribunali italiani la Germaniaper sentirla condannare al risarcimento di tutti danni patrimoniali e non patrimoniali subiti.

L’ANRP, per ovvie ragioni anagrafiche dei beneficiari, ritiene che l’avvio delle cause individuali non sia la strada più idonea per sanare la grave ferita che colpisce ancora oggi moltissime famiglie italiane e pertanto è più che mai impegnata a sollecitare il Governo italiano affinché intraprenda nuove iniziative di forte pressione nei confronti del Governo tedesco, perché si possa addivenire ad una soluzione transattiva di tutte le vertenze, attraverso la revisione della decisione sciagurata dell’agosto 2001 (storicamente ingiusta), che innescò la controversia con i deportati e internati nei lager nazisti, da noi rappresentati, con la creazione di una Commissione bilaterale italo-tedesca, per l’immediata analisi delle questioni relative alle pratiche di indennizzo legittimamente avanzate dagli ex deportati e internati italiani.

Enzo Orlanducci
Segretario Generale ANRP